Epicondilite Modena
Da Fisiomed siamo specializzati nel trattamento dell’epicondilite a Modena. La presenza di un dolore acuto ed intenso, nella regione esterna del gomito, assume il nome di epicondilite in quanto deriva dall’infiammazione di un tendine sull’epicondilo omerale.
Su tale sporgenza si inseriscono numerosi tendini dei muscoli, chiamati appunto epicondiloidei, di cui però solo uno di questi va incontro a tale forma patologia. Il tendine coinvolto appartiene al muscolo estensore radiale breve del carpo.
A chi viene l’epicondilite?
Nella pratica clinica è assai frequente riscontrare l’epicondilite in persone che non svolgono occupazioni troppo pesanti ma attività sia lavorative che sportive ad alta intensità possono favorirne l’insorgenza.
Il muscolo interessato viene infatti sollecitato per qualsiasi movimento della mano, anche il più semplice e di routine, come ad esempio scrivere, digitare su una tastiera, girare una chiave, guidare. In questi casi le sollecitazioni sono comunque alte per qualsiasi tendine, proprio per il gradiente di tensione tra osso e tendine stesso e anche per la notevole resistenza delle fibre che penetrano l’osso come le radici nel suolo.
Come si tratta l’epicondilite?
Nel nostro centro siamo specializzati nel trattamento dell’epicondilite a Modena. Innanzitutto, è fondamentale che qualunque trattamento conservativo sia unito a riposo assoluto del muscolo interessato. Questo significa quindi evitare il movimento attivo del polso fino alla risoluzione del disturbo.
Nella fase acuta si ricorre generalmente per via locale sotto forma di cerotti transdermici, crema, gel o schiuma. È possibile anche ricorrere alla crioterapia, quindi borsa di ghiaccio con acqua da applicare più volte al giorno secondo specifiche indicazioni. Ovviamente, come detto, in questa fase il riposo funzionale è d’obbligo e per rendere possibile l’alleviarsi della sintomatologia dolorosa.
Nella fase subacuta, invece, si ricorre a un approccio di tipo fisioterapico utilizzando terapie fisiche come la laserterapia, ionoforesi, ultrasuoni, tecarterapia e, nei casi in cui sono presenti calcificazioni si potranno utilizzare con successo le onde d’urto. A tali mezzi fisici andranno, ovviamente, associate tecniche di massoterapia e chinesiterapiche che conducendo a rilassamento muscolare comportano una riduzione di tensione sul tendine infiammato. Un corretto approccio con i mezzi suddetti porta spesso a notevoli benefici e solo in rari casi è necessario ricorrere alla chirurgia.
Un eventuale tutore deve essere infine indossato a tempo pieno per tre mesi. Le terapie antinfiammatorie locali possono essere associate all’uso del tutore allo scopo di accelerare la guarigione e la scomparsa del dolore.